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SUMMER OF SAM: PANICO A NEW YORK
(SUMMER OF SAM)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 23 gennaio 2002
 
di Spike Lee, con John Leguizamo, Mira Sorvino, Adrien Brody, Ben Gazzara (Stati Uniti, 1999)
 
Non è l'abito a fare il killer. Su questa frase di uno dei suoi protagonisti piuttosto speciali Spike Lee costruisce un thriller che è un ufo cinematografico; uno di quegli oggetti di difficile identificazione nei quali l'autore di FAI LA COSA GIUSTA rimane inconfondibile.

E' come i suoi personaggi, SUMMER OF SAM - PANICO A NEW YORK: diverso, eccitante, disordinato e magari pure discutibile. Tanto è vero che, dopo le proteste suscitate in patria e la sua controversa apparizione a Cannes nel 1999 ha impiegato più di due anni per approdare ai nostri schermi.

Ambientato a New York nell'estate del 1977, quando un (autentico) serial killer assassinava giovani donne e paralizzava l'intera metropoli nell'angoscia nevrotica alimentata da una estate torrida, non stupisce il disturbo provocato dal film. Che, da un lato, si scatena in uno straordinario divertissement musicale e coreografico sull'epoca della liberazione sessuale, del movimento punk, della disco music; e sul ritratto di una serie di personaggi irresistibili, eccentrici ed esilaranti, ma pure significativi. Dall'altro, dipinge i macho della comunità italo-americana del Bronx in tutta la loro curiosa e facilmente violenta scemenza; e le comunità tutte (tolto quella nera: che nel primo film quasi tutto bianco di Lee se ne sta a godere in disparte, visto che il killer predilige le bianche…) con una ferocia che evidentemente non è risultata facilmente digeribile. E magari anche con la complicità di un procedimento nel quale non si capisce quale delle due parti (il divertimento e la denuncia) si sia servita dell'altra.

Un film, però, è fatto anche di un tono. Quelli di Spike saranno, come questo, eccentrici, troppo lunghi ed un po' scuciti. Ma - perlomeno i migliori di un regista al quale non si può chiedere la continuità e la misura - si costruiscono su una dimensione che rimane per sempre nella memoria: disincantata, trascinante, sexy, esilarante, rilassata. Golosa fino all'avidità del paradosso. Perché, attenti, nel suo relativo disordine SUMMER OF SAM è un film generoso ed impegnato: più di tanti disciplinati fatti di cronaca vera (l'autore dei delitti sta scontando attualmente sei ergastoli), dei quali ci dimenticheremo comunque al prossimo telegiornale.

Uno dei meno gratuiti di Spike Lee, dei più inventivi e più utili; anche se i suoi difetti sono evidenti, la fattura gore del suo mostro o l'inchiesta poliziesca un po' spicci. Ma è soltanto perchè all'autore interessando altre cose, situazioni e personaggi: Non di certo un thriller conseguente: ma una scorribanda antropologica sulla coralità di un'epoca e di una società, come nell'intimità di alcuni personaggi emblematici.

Scattante e trascinante come solo quello di un black sa esserlo, l'occhio del regista dilaga irresistibilmente nell'epoca del film: che ci si ritrovi nel tempio della disco, il mitico Studio 54, fra i costumi azzurro - perbene cari al Travolta di LA FEBBRE DEL SABATO SERA.   O nelle cantine punk, dove l'aggressività solo di facciata dei collari chiodati finisce per costituire la vera preoccupazione del film. Quella dell'intolleranza, da parte di un cineasta che si è sempre occupato di razzismo.

Gli attori, un po' alla Tarantino o alla Coen, sono bravissimi: John Leguizamo, il parrucchiere erotomane, Mira Sorvino, la moglie dedita all'apprendistato sexy, Adrien Brody, il predestinato al linciaggio perchè apparentemente diverso, Ben Gazzarra padrino mafioso, concorrono mirabilmente a spedire il film verso lidi inattesi. Nella splendida partizione musicale di Terence Blanchard, la festa musicale dedicata ad un'epoca da sempre considerata d'innocenza e di liberazione si trasforma allora in preludio premonitore di altri tempi che incombono.


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